Condividi su:
Stampa articolo

Allergia al Nichel. Cosa mangiare?

13/04/2018

In questi ultimi anni c’è stato un notevole aumento di casi di allergia al nichel; ciò probabilmente è dovuto al fatto che l’esposizione a tale metallo è cronica sia perché il nichel è, a concentrazioni variabili, praticamente presente dovunque, nell’aria, nell’acqua, nel suolo e negli organismi viventi sia vegetali che animali, sia perché è difficile evitarne il contatto nella vita quotidiana in quanto è presente in molti oggetti di uso comune tra cui: ganci della biancheria, chiusure lampo, bottoni metallici, bigiotteria, orologi, occhiali, piercing, targhette, chiavi, accendini, fermacarte, manici metallici degli ombrelli, argento, oro bianco, oro giallo, cosmetici, detergenti per l’igiene personale, creme solari, vernici, forbici, ditali, aghi, protesi dentali o ortopediche, amalgama per otturazioni odontoiatriche, smalto, tinture per capelli, monete, maniglie, sedie in metallo, prodotti per la pulizia della casa. Non tutti sanno inoltre che l’acciaio inossidabile è una lega metallica costituita da ferro e carbonio contenente fino ad un 35% di nichel, ciò significa che gli utensili da cucina, pentole di metallo, lavelli ed altro sono fonte quotidiana di esposizione a tale allergene.

Per l’uomo però la principale fonte di nichel é rappresentata dagli alimenti ed in particolare dai prodotti vegetali che ne presentano un contenuto decisamente superiore rispetto ai prodotti alimentari di derivazione animale.

Proprio perché il nichel è ampiamente e diffusamente distribuito negli alimenti non è possibile eliminarlo completamente dalla nostra dieta ma è auspicabile evitare o ridurre alcune categorie alimentari che risultano esserne più ricche.

Attualmente c’è molta confusione su quali alimenti eliminare dalla dieta giornaliera in caso di manifestazioni allergiche al nichel. Le fonti della letteratura che definiscono i gruppi di alimenti ad alto contenuto di nichel non sono sempre in accordo tra loro; ciò è dovuto al fatto che ancora non è ben chiara quale sia la soglia limite di assunzione consentita. In ogni caso però per alcuni cibi c’è unanimità e tra questi ci sono:

 

Legumi: fagioli, fave, lenticchie, piselli, ceci, soia.

Frutta secca: nocciole, noci, mandorle, arachidi, uva passa.

Tè, Cacao e cioccolato.

Farine integrali, grano saraceno, miglio, avena, mais.

Aringhe, sgombro, tonno, molluschi (cozze, ostriche, ecc), aragosta.

Tutti i cibi in scatola ed in lattina.

Lievito in polvere.

 

Per tutti gli altri alimenti le indicazioni non sono univoche anzi spesso sono contraddittorie, ma nell’incertezza meglio ridurre ugualmente i seguenti cibi:

 

Asparagi, aglio, broccolo, carote, carciofi, cavolini di Bruxelles, cavolfiori, fagiolini, cipolla, finocchio, pomodoro, funghi, lattuga, rucola, radicchio, spinaci, sedano.

Polenta.

Pop corn.

Caramelle e liquirizia.

Dadi da brodo.

Pera, prugna, kiwi, uva, lamponi.

Olii/grassi idrogenati e non idrogenati, margarina.

Semi di lino.

Birra, vino rosso.

 

Non bisogna trascurare inoltre il fatto che il nichel è presente anche nel tabacco, si è visto infatti che ogni sigaretta ne contiene da 1 a 3 microgrammi.

Infine anche l’acqua potabile potrebbe rappresentare una fonte di esposizione al nichel ed anche se la maggioranza degli studi presenti in letteratura ha rilevato la presenza di livelli trascurabili di nichel nell’acqua da bere, esistono delle eccezioni per cui è sempre preferibile far scorrere per qualche secondo l’acqua del rubinetto al mattino, dopo il ristagno notturno, prima di berla o cucinarla, perché potrebbe contenere una quantità significativamente più elevata di nichel.

 

Dott.ssa Marcella Bilancione