In questi ultimi
anni c’è stato un notevole aumento di casi di allergia al nichel; ciò
probabilmente è dovuto al fatto che l’esposizione a tale metallo è cronica sia perché
il nichel è, a concentrazioni variabili, praticamente presente dovunque,
nell’aria, nell’acqua, nel suolo e negli organismi viventi sia vegetali che animali,
sia perché è difficile evitarne il contatto nella vita quotidiana in quanto è
presente in molti oggetti di uso comune tra cui: ganci della biancheria, chiusure lampo, bottoni
metallici, bigiotteria, orologi, occhiali, piercing, targhette, chiavi,
accendini, fermacarte, manici metallici degli ombrelli, argento, oro bianco, oro
giallo, cosmetici, detergenti per l’igiene personale, creme solari, vernici,
forbici, ditali, aghi, protesi dentali o ortopediche, amalgama per otturazioni
odontoiatriche, smalto, tinture per capelli, monete, maniglie, sedie in
metallo, prodotti per la pulizia della casa. Non tutti sanno inoltre che l’acciaio
inossidabile è una lega metallica costituita da ferro e carbonio contenente
fino ad un 35% di nichel, ciò significa che gli utensili da cucina, pentole di
metallo, lavelli ed altro sono fonte quotidiana di esposizione a tale allergene.
Per l’uomo però la
principale fonte di nichel é rappresentata dagli alimenti ed in particolare dai
prodotti vegetali che ne presentano un contenuto decisamente superiore rispetto
ai prodotti alimentari di derivazione animale.
Proprio perché il
nichel è ampiamente e diffusamente distribuito negli alimenti non è possibile
eliminarlo completamente dalla nostra dieta ma è auspicabile evitare o ridurre
alcune categorie alimentari che risultano esserne più ricche.
Attualmente c’è
molta confusione su quali alimenti eliminare dalla dieta giornaliera in caso di
manifestazioni allergiche al nichel. Le fonti della letteratura che definiscono
i gruppi di alimenti ad alto contenuto di nichel non sono sempre in accordo tra
loro; ciò è dovuto al fatto che ancora non è ben chiara quale sia la soglia
limite di assunzione consentita. In ogni caso però per alcuni cibi c’è unanimità
e tra questi ci sono:
Legumi:
fagioli, fave, lenticchie, piselli, ceci, soia.
Frutta
secca: nocciole, noci, mandorle, arachidi, uva passa.
Tè,
Cacao e cioccolato.
Farine
integrali, grano saraceno, miglio, avena, mais.
Aringhe,
sgombro, tonno, molluschi (cozze, ostriche, ecc), aragosta.
Tutti
i cibi in scatola ed in lattina.
Lievito
in polvere.
Per
tutti gli altri alimenti le indicazioni non sono univoche anzi spesso sono
contraddittorie, ma nell’incertezza meglio ridurre ugualmente i seguenti cibi:
Asparagi,
aglio, broccolo, carote, carciofi, cavolini di Bruxelles, cavolfiori,
fagiolini, cipolla, finocchio, pomodoro, funghi, lattuga, rucola, radicchio,
spinaci, sedano.
Polenta.
Pop
corn.
Caramelle
e liquirizia.
Dadi
da brodo.
Pera,
prugna, kiwi, uva, lamponi.
Olii/grassi
idrogenati e non idrogenati, margarina.
Semi
di lino.
Birra,
vino rosso.
Non bisogna
trascurare inoltre il fatto che il nichel è presente anche nel tabacco, si è
visto infatti che ogni sigaretta ne contiene da 1 a 3 microgrammi.
Infine anche
l’acqua potabile potrebbe rappresentare una fonte di esposizione al nichel ed anche
se la maggioranza degli studi presenti in letteratura ha rilevato la presenza
di livelli trascurabili di nichel nell’acqua da bere, esistono delle eccezioni per
cui è sempre preferibile far scorrere per qualche secondo l’acqua del rubinetto
al mattino, dopo il ristagno notturno, prima di berla o cucinarla, perché
potrebbe contenere una quantità significativamente più elevata di nichel.
Dott.ssa
Marcella Bilancione